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Tina Shpetime Feyzo - Albania

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Tina Shpetime Fejzo è nata a Berat in Albania nel 1954. La sua maggiore attrazione della città è il castello, costruito nell’epoca illirica e ricostruito in seguito per difendere la città dagli Ottomani. Nel 2008 il centro storico di Berat è entrato a far parte del patrimonio dell’UNESCO.A Tina non fa piacere ricordare gli anni della dittatura comunista di Hoxha. Il dittatore governò il paese dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla sua morte, avvenuta nel 1985. Convinto comunista divenne ammiratore e seguace di Stalin. Quando in URSS salì al potere Kruscev, Hoxha prese le distanze, considerando la sua politica troppo lontana dal dogma della dittatura del proletariato. Durante il periodo in cui governò, Hoxha portò il paese all’autosufficienza alimentare, dette impulso all’industria farmaceutica ed a quella energetica. Durante il governo di Hoxha le libertà personali furono sensibilmente represse. Sotto il suo regime persero la vita oltre cinquemila oppositori anche se non furono mai mosse accuse di tirannia o di corruzione nei suoi confronti. Durante quel periodo non era possibile manifestare le proprie idee. Si rischiavano dieci anni di carcere anche solo se ci si lamentava che un fruttivendolo aveva finito le cipolle. Era considerata propaganda contro lo Stato. Per Tina l’autosufficienza alimentare dell’Albania non è mai esistita. Il cibo era razionato e tesserato.Tina ricorda la vicenda di una professoressa di matematica di cui curava la figlia. Si chiamava Soiza e aveva sposato un professore albanese Kossovaro. L’uomo fu incarcerato per venti anni, per aver detto ad un amico che il paese era troppo povero. Soiza perse il lavoro e fu mandata a coltivare la terra.Nel ’91 il regime cadde e la gente cominciò a fuggire dal paese. I giovani si rifugiavano nelle ambasciate da dove si organizzavano le fughe verso i altri paesi dell’Europa occidentale. In Albania rimasero solo i vecchi.I problemi non sono finiti. A Berat, e in genere in tutta l’Albania, ancora oggi non c’è lavoro. Le stime ufficiali parlano di una disoccupazione al 13,5% ma, stime più realistiche indicano una percentuale di oltre il 30%, soprattutto fra i giovani e le donne.Nella zona di Berat si sono trasferite anche diverse aziende italiane che hanno spostato in Albania la loro produzione. Specialmente quelle del settore calzaturiero e della produzione di sacchetti di plastica. In Albania le aziende pagano poco: lo stipendio medio si aggira intorno ai 200 euro al mese, non sufficienti per vivere in un paese che ha un costo della vita non tanto lontano da quello italiano. E quindi, come spesso capita quando c’è povertà, è il gruppo familiare allargato che entra in aiuto del singolo individuo. Sono i parenti espatriati in altri paesi come Italia, Germania o Francia che mandano soldi alle famiglie rimaste in Albania. Tina ha un diploma di insegnante di scuola materna, acquisito a diciassette anni. La sua famiglia era povera e in estate andava a lavorare in campagna per guadagnare i soldi necessari a comprarsi i libri per l’anno successivo. Si è sposata a diciotto anni con Sulo e a venti ha avuto la sua prima bimba, Redinela. Poi sono arrivati Elisabeta, Refika, e infine Saimir. Redinela è stata la prima della famiglia a venire in Italia. Oggi è casalinga e vive in Molise. E’ sposata con un italiano e ha due figli, Carolina di quattordici anni e Arduino di undici. Elisabeta invece è impiegata in un’impresa di pulizie, vive a Milano, è sposata con un italiano e ha una figlia di sette anni, Aurora.Refika e Saimir sono rimasti in Albania. Refika vive a Tirana dove ha terminato l’università e oggi lavora in banca, mentre Saimir lavora come pizzaiolo. Anche lui è sposato e ha una bimba di tre mesi, Fatima. Tina ha lavorato per ventiquattro anni a Berat come maestra d’asilo, mentre Sulo lavorava in una ditta di tessuti per divani. Dopo quarantun’anni di lavoro Sulo è andato in pensione ma la pensione di 100 euro al mese era troppo bassa per tirare avanti.Cinque anni fa, a febbraio, Tina e Sulo sono venuti in Italia per vedere le figlie e per far curare Sulo, che da tempo soffriva di problemi cardiaci. Dopo otto mesi Sulo è stato operato all’Ospedale San Raffaele. Tina ha potuto seguire la degenza del marito ed accompagnarlo alle numerose visite di controllo. Per garantire a Sulo un’adeguata assistenza sanitaria, Tina e Sulo hanno deciso di rimanere in Italia con la famiglia di Elisabeta. In questo modo Tina ha anche potuto aiutare la figlia a crescere la nipotina Aurora.Oggi Tina si occupa della casa la mattina e il pomeriggio va a scuola a prendere Aurora. Nel tempo libero guarda la televisione e legge la Bibbia. Dice che se tutti gli uomini leggessero la Bibbia il mondo sarebbe migliore. Non crede invece nella Chiesa, che considera corrotta. Quando può, la domenica, va alle riunioni dei testimoni di Geova. Anche se non professa la loro fede, per Tina sono le persone migliori del mondo. Sulo non riesce ancora a parlare italiano. Ha poca memoria e dimentica le parole. Preferisce stare a casa e dipingere per hobby. Utilizza tutto quello che gli capita sotto mano, anche un semplice pezzo di legno trovato per strada. In Italia Tina si trova bene. Qui ci sono tutte le comodità che mancavano nel suo paese. In ospedale ci sono bravi medici, il personale è umano e l’assistenza sanitaria, che è di ottimo livello, non si paga. Se Sulo fosse stato operato in Albania, avrebbero dovuto vendere la casa. Tina si considera una persona tranquilla e pacata. Non cerca mai lo scontro e se qualcuno la prende in giro, passa oltre senza replicare. Non è comunista perché ha vissuto sulla sua pelle i danni fatti da questa ideologia al suo paese: la povertà e la mancanza di libertà. Degli italiani dice che sono brava gente. In Italia non c’è razzismo. Le televisioni raccontano una realtà che non è quella della vita reale. Tina è contenta di stare in Italia dove spera di poter vivere in pace con la sua famiglia. A luglio della prossima estate Tina tornerà in Albania per una vacanza. Vuole rivedere la madre e le sorelle ma soprattutto conoscere Fatima, la sua nipotina appena nata, figlia di Shamir. Ad agosto poi la raggiungeranno anche gli altri figli e la famiglia si riunirà per le vacanze estive.



 
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