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Didi Espoir - Congo

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Ofi Didi Espoir è nato nel 1985 a Pointe-Noire, nella Repubblica del Congo. Ha trascorso nella sua città tutta l’infanzia dove ha studiato conseguendo la maturità scientifica. Il padre di Didi è ferroviere e la madre casalinga. Didi è il primo di cinque fratelli, due maschi e tre femmine. La sua città è la capitale economica del paese. Situata sulla costa atlantica è il porto principale ed anche il capoluogo della regione di Kouilou. Fondata nel 1921, è sede delle principali raffinerie, terminal per le petroliere in arrivo dall’atlantico e uno dei capolinea della ferrovia diretta alla capitale Brazzaville.Il Congo è stato a lungo sotto il dominio coloniale francese e da Pointe-Noire partivano le navi cariche di schiavi. Nel ‘58 la colonia fu divisa in quattro stati e nel ‘60 divenne indipendente col nome di Repubblica Democratica del Congo.Nel primo periodo di indipendenza il paese fu governato da quattro generali che ogni due anni si alternavano al potere. Nel ’79 il generale Dennis Sassou-Nguesso fece assassinare gli altri tre e mantenne il potere fino al ‘92 quando fu destituito. Nel ’97 organizzò un secondo colpo di stato e da allora governa il paese. Sassou-Nguesso ha organizzato una potente macchina repressiva. Ha assassinato tutti gli oppositori al suo regime e ha mantenuto il suo ruolo controllando i mezzi di informazione e truccando tutte le elezioni che si sono tenute nel paese. Il presidente sta cercando di cedere il potere ai figli ma non è detto che ci riesca poiché molti alti ranghi del suo entourage aspirano a succedergli. Didi è un democratico e teme una transizione violenta come nel ’97, quando in pochi mesi morirono decine di migliaia di persone.Economicamente il Congo è ricchissimo di risorse naturali e in particolar modo di petrolio dal quale il paese è fortemente dipendente. Il paese è ricco anche di oro, diamanti, uranio e soprattutto di legname. Nel paese è presente la seconda foresta vergine più grande del mondo, dopo la foresta amazzonica, che fornisce legname pregiato, altro prodotto forte dell’esportazione congolese. Nel paese vivono circa tre milioni di persone divisi in diversi gruppi etnici. Il territorio copre una superficie di 242.000Kmq e le ricchezze naturali sono tali che il Congo potrebbe fare a meno del taglio del legname, garantendo comunque vita dignitosa a tutto il suo popolo. Però, come accade spesso, le ricchezze sono mal distribuite e, accanto a grandi patrimoni di pochi, milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà con meno di un dollaro al giorno. Nei piccoli paesi dove mancano le strutture primarie quali ospedali e dispensari, acqua potabile, elettricità e strade, non manca però l’amicizia e la fratellanza. Parlando Didi si emoziona e dice che è proprio nei villaggi che si vive la vita più bella, vera e genuina. Ricorda belle esperienze di amicizia, di famiglia e di una vita bucolica, che qui è ancora una realtà concreta. Per la gente delle zone rurali il detto “l’ospite è sacro” ha ancora un valore. Pur avendo poco, i contadini sono sempre pronti ad offrire ed a condividere quel poco con gli altri. Coltivano la terra senza macchine. La mancanza di strade fa si che non esistano neanche i mercati dove commerciare i prodotti e quindi viene portata avanti solo un’agricoltura di sussistenza. Viene prodotto lo stretto necessario al consumo familiare.Didi ricorda che quando era bambino non vedeva l’ora che finisse la scuola per tornare dalla nonna in campagna. “La giornata cominciava presto. Era mia nonna che dettava i tempi. Si alzava alle quattro per andare a prendere l’acqua al pozzo. Ritornava verso le sei e svegliava figli e nipoti. Dopo colazione due ore di cammino per arrivare al campo e cominciare a seminare, dissodare, irrigare la terra. Lavoro duro. Non c’erano orologi. Era sempre la nonna che diceva quando era l’ora del pranzo e quando si doveva riprendere il lavoro. Alle cinque altre due ore di cammino per il ritorno. Ognuno prendeva dal campo il cibo che gli serviva. Sulla strada bagno al fiume e poi a casa. La nonna preparava la cena e dopo chiacchiere fino a tardi”. E’ questa la vita che Didi rimpiange e che ancora oggi si vive nelle campagne intorno a Pointe-Noire. La nonna di Didi si chiamava Sabine e Didi si emoziona parlandone perché è appena mancata (il giorno prima di questa intervista) e perché sente di doverle tanto. Dopo il diploma Didi ha scelto di venire a studiare in Italia. Per sei mesi ha frequentato un corso di italiano organizzato dall’ambasciata italiana di Brazzaville per i giovani che volevano venire a studiare nel nostro paese. Solo ventidue sui duecentocinquanta che avevano frequentato il corso sono stati ammessi ed a loro è stato concesso il visto.Didi ha studiato due anni a Perugia e poi si è trasferito a Milano dove oggi segue i corsi di biologia all’Università Bicocca. In futuro vorrebbe lavorare come ricercatore per un’industria farmaceutica oppure come analista di laboratorio in ospedale. Vuole fare esperienza qui, farsi le ossa, e poi tornare a Pointe-Noire dove è certo di trovare un impiego ben pagato. Didi pensa di dovere qualcosa al suo Paese. Dice che è giusto tornare in Congo anche per riportare conoscenza alla sua Nazione che ne ha bisogno. Per pagarsi gli studi a Milano, Didi ha cercato lavoro trovandolo quasi subito. E’ stato assunto come commesso in un negozio di scarpe del centro. Manuele, il suo capo, è diventato anche il suo miglior amico e si frequentano spesso. Quando gli presentò il suo curriculum, Manuele lo assunse immediatamente. Gli disse di posare la borsa e di iniziare subito. Didi è contento del suo lavoro ed ha ottimi rapporti coi colleghi. Sente di fare parte di un bel team, dove tutti sono disponibili ad aiutarsi. La sua giornata inizia presto, si alza e va al lavoro. Nel pomeriggio si trasferisce in università per seguire i corsi. Anche se non sempre ci riesce, di solito la sera la dedica allo studio. A Milano Didi ha conosciuto Federica con cui si è sposato da pochi mesi. Insieme abitano ad Arcore. Federica ha un buon impiego. E’ ingegnere ambientale e lavora per un’azienda nel campo della sicurezza e della prevenzione rischi sul lavoro. Gli hobby di Didi sono il ballo (ama andare in discoteca nel fine settimana) e il calcio (è tifoso del Milan). Quando non va allo stadio guarda la partita a casa con gli amici o in qualche locale.Didi è uno sportivo. Corre nel parco di Monza con Federica e gioca a calcio. Due volte alla settimana si allena con la sua squadra. Crede nel team e quando ho visto una loro partita, ancor più dell’allenatore, è stato lui che ha cercato di spronare il gruppo; ed è stato ancora lui a consolare i compagni dopo la sconfitta. Didi è una persona socievole e di buon cuore. Crede nell’Amore, che considera il suo valore fondante. Dice che da esso derivano tutte le altre cose della vita.Aiuta la famiglia nel suo paese, mandando una somma mensile, per ripagare i genitori dei sacrifici fatti per mandarlo in Italia.Da noi si trova bene anche se talvolta ha dovuto affrontare situazioni imbarazzanti. Una volta, a Venezia come turista, cercava il suo hotel. Chiedendo informazioni è stato scambiato per un vucumprà ed allontanato malamente. Rispetto a episodi come questi, glie ne sono capitati parecchi, ha un atteggiamento distaccato, Non sono persone con cui deve convivere, per cui alza le spalle e ci ride sopra. Anche se nella sua vita non ha incontrato persone con forti pregiudizi, Didi si rende conto che, soprattutto ultimamente, in Italia il clima sta cambiando e sta crescendo l’ostilità verso gli immigrati. Questo lo fa sentire più straniero di prima. Spesso sente di non far parte di questo luogo. Per questo vede il suo soggiorno in Italia come un periodo transitorio, prima del ritorno a Pointe-Noire dove conta di andare a vivere con Federica.


 
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